Ritengo opportuno premettere alcune ulteriori argomentazioni a sostegno dell’inaffidabilità del metodo del Prof. Liberato De Caro, al fine di determinare la datazione di origine della Sacra Sindone ritenuta, a torto dai più, indispensabile per poter affermare l’autenticità dell’immagine sindonica.
Partendo dal presupposto, generalmente accettato, che il risultato di qualsiasi ricerca scientifica debba essere considerato inaffidabile qualora, in assenza della conoscenza di uno o più elementi necessari per il suo svolgimento, il ricercatore fosse costretto a ricorrere a semplici supposizioni, appare consentito formulare le seguenti argomentazioni.
Come dichiarato dal Prof. De Caro, in assenza della conoscenza della temperatura alla quale fosse stato custodito il telo sindonico che, unitamente al degrado osservato, avrebbe consentito di determinare il periodo di tempo di detta custodia, “è interessante sottolineare che la nostra analisi ha dimostrato che, affinché il tessuto TS avesse circa 20 secoli, avrebbe dovuto essere necessariamente mantenuto a una temperatura secolare media di circa 22,5 ± 0,5 °C e un’umidità relativa media del 55 ± 5% per 13 secoli precedenti il XIV secolo”, per un periodo, cioè, solo supposto e che costituisce oggetto della ricerca.
Tutto ciò, nei termini sopra esposti, non dimostra nulla, dato che l’esistenza della Sindone per 13 secoli prima della sua apparizione, proprio perché è oggetto della ricerca, non può logicamente essere presupposto, al fine di stabilire quale sarebbe stato il livello medio di temperatura, per tale ipotetico periodo, per ottenere l’invecchiamento osservato: se, infatti, si presupponesse, sempre per mera ipotesi, una esistenza, prima dell’apparizione nel 1300, di soli 10 secoli otterremmo, col metodo De Caro, l’indicazione di quale sarebbe stato il diverso livello medio di temperatura per tale, sempre ipotetico, periodo per ottenere l’invecchiamento osservato, ma mai l’indicazione dell’effettivo periodo di tempo dell’esistenza della Sindone, prima della sua apparizione. E’ evidente che tutto ciò non dimostra nulla, proprio perché non si conosce se ed in quale misura sia intercorso l’eventuale periodo di tempo di conservazione del telo sindonico precedente il XIV secolo, né, conseguentemente, l’effettivo livello di temperatura alla quale sia stato tenuto il telo sindonico in detto, sempre ipotetico, periodo; solo conoscendo tale temperatura, infatti, si potrebbe pervenire, sulla base del sistema ideato dal Prof. De Caro, alla determinazione del tempo occorrente per ottenere l’invecchiamento osservato: appare, infatti, molto discutibile pretendere di ottenere l’indicazione della temperatura media di conservazione (che, unitamente al degrado osservato, serva per la determinazione del periodo di tempo dell’eventuale presenza della Sindone prima della sua apparizione) ipotizzando in 13 secoli l’esistenza della Sindone prima della sua apparizione, una condizione, cioè, che costituisce, invece, come già detto, l’oggetto della ricerca, per poi utilizzare l’indicazione della temperatura, così ottenuta, al fine di ottenere la conferma dell’ipotesi dell’esistenza della Sindone sin da 13 secoli prima della sua apparizione. Il Prof. De Caro, comunque, non ha mai indicato espressamente il livello medio di temperatura ed umidità necessari per determinare l’ammontare complessivo di degrado riscontrato sul telo sindonico, ipotizzando il periodo di esistenza della Sacra Sindone limitato al solo periodo intercorrente dal XIV secolo ai nostri giorni.
D’altra parte, per lo stesso motivo, inaccettabile appare anche ipotizzare detta temperatura sulla base delle temperature delle varie località nelle quali, sempre presumibilmente, avrebbe sostato la Sindone nel suo peregrinare per 13 secoli.
Inoltre, il Prof. De Caro, sempre nella sua relazione su richiamata, testualmente afferma che la sua “analisi ha dimostrato che, dal XIV secolo fino a oggi, l’invecchiamento naturale della cellulosa del lino della TS è stato molto basso, a causa delle basse temperature medie secolari europee, impedendo così all’immagine corporea della TS di scomparire completamente, cosa che sarebbe accaduta a una temperatura media secolare di 22,5 °C.” E’ facile replicare che tutto ciò sarebbe vero se la temperatura di conservazione della Sindone, durante i sette secoli di permanenza in Europa, fosse stata riscontrata effettivamente pari alle “basse temperature secolari europee” (8-9 gradi), cosa, invero, inaccettabile, dato che le suddette “basse temperature europee” si riferiscono a temperature all’aperto e non all’interno di una teca conservata in un luogo chiuso; nello stesso tempo dimostra, sempre secondo il fisico De Caro, che, se fosse stata di 22,5 gradi (cosa più che possibile, ovvero, anche diversa e, comunque, pari al doppio di quella come sopra ipotizzata), l’immagine sarebbe scomparsa, sommando la degradazione realizzata per 700 anni alla degradazione per il periodo precedente di 13 secoli, con ciò, implicitamente, mettendo in seri dubbi, in tale ipotesi, la sussistenza stessa di un ulteriore degrado conseguente al, mai dimostrato, precedente periodo di esistenza della Sindone, oltre i noti sette secoli.
Concludendo, sembrerebbe che il Prof. De Caro, con il suo nuovo metodo per la misurazione dell’età della Sindone, al fine di dimostrare la sua esistenza per i 13 secoli precedenti la sua apparizione, involontariamente, cadendo in un evidente corto circuito, sia pervenuto alla dimostrazione di un risultato opposto.
Non può, comunque, sottacersi che, obbiettivamente, non sussistono validi elementi di prova a sostegno che la Sacra Sindone di Torino abbia 20 secoli di vita, né, pertanto, che abbia effettivamente avvolto il corpo di Gesù morto e risorto.
Per completezza di esposizione va, invece, aggiunto che sussistono valide ed inconfutabili argomentazioni, esplicitamente qui richiamando quanto già esposto nei miei precedenti articoli, che escludono che l’immagine sindonica possa essere stata impressa sul sacro telo, sia con riferimento alla posizione del corpo di Gesù in stato cadaverico, sia a quella di Gesù risorto: basti qui ricordare che l’immagine del corpo di Gesù in stato cadaverico (avvolto dalla Sindone e tenuto ben stretto dalle sovrastanti fasce) risulta incompatibile con un’immagine prodotta (come unanimemente accertato ed accettato) per proiezione e non per contatto e che l’immagine di Gesù risorto risulta inaccettabile per le seguenti argomentazioni: riflettendo, infatti, sulla differenza tra la resurrezione di Lazzaro e quella di Gesù e quanto riferito nei Vangeli sull’apparizione di Gesù Risorto solo nei confronti di quanti Lui stesso avesse voluto apparire, mi sembra consentito formulare la seguente considerazione.
Mentre, nella resurrezione di Lazzaro, il suo corpo, pur sempre mortale, miracolosamente tornò in vita rimanendo sottoposto alle leggi naturali, nella Resurrezione di Gesù, invece, il Suo Corpo Glorioso assunse una Sua nuova veste assolutamente al di fuori delle leggi naturali, rendendolo invisibile e, pertanto, deve escludersi qualsiasi effetto che fosse stato prodotto, secondo le naturali leggi della fisica, da tale Corpo: di ciò ne è la riprova il fatto che, dopo la Sua Resurrezione, il Suo Corpo divenne visibile solo a quanti avesse Lui stesso consentito di essere visibile. Se, pertanto, i discepoli ai quali Gesù era apparso avessero potuto disporre di un apparecchio fotografico per fotografarlo, non avrebbero potuto fotografare un bel niente, se non con un esplicito Suo consenso.
Non va, inoltre, sottaciuto che tutti gli affannosi e, purtroppo, vani tentativi messi in atto dai vari ricercatori al fine di pervenire ad un risultato che non verrà mai conseguito, quello cioè di dimostrare che il telo sindonico di Torino abbia 20 secoli di vita e che abbia avvolto il corpo di Gesù, trovano una loro giustificazione nell’errata considerazione che queste ultime condizioni costituiscano un presupposto indispensabile per definire autentica l’immagine sindonica.
In tale prospettiva, sempre al fine di dimostrare l’autenticità dell’immagine sindonica, si è assistito ad un notevole proliferarsi di scienziati e sindonologi che si sono profusi, con la produzione di un ingente mole di pubblicazioni, a proporre una lunga serie di ricerche e studi, puntualmente finiti nel dimenticatoio, in quanto inconcludenti ovvero ampiamente contestati, provocando, così, solo confusione e disorientamento con la conseguenza di rinvigorire la voce di una consistente schiera di malevoli denigratori, sempre pronti a metter in evidenza l’inconsistenza di detti tentativi ed alimentare, conseguentemente, la tesi del falso medioevale.
A tutto ciò va, inoltre, aggiunto, che risulta ormai accertato, come già in precedenza messo in evidenza, che l’immagine del Corpo di Gesù impressa sulla sacra Sindone, oltre a non poter essere considerata come un falso medioevale, non può essere stata prodotta per contatto con il Suo corpo in stato cadaverico, né per proiezione, come effetto, secondo le normali leggi della fisica, della Sua Resurrezione, come del resto concordemente affermato dal mondo scientifico che l’ha definita assolutamente inspiegabile per l’ulteriore emergenza di una lunga serie di incongruenze ed incompatibilità nei confronti delle naturali leggi fisiche, fino a pervenire, da parte degli stessi ricercatori, alla conclusione che detta immagine, da un punto di vista scientifico, non possa esistere, tanto da definirla davvero “impossibile”.
E’ evidente, pertanto, l’inconsistenza dell’ostinazione di ancora molti scienziati e sindonologi nel ritenere necessari più approfonditi studi e nuove ricerche che trovano la loro giustificazione solo nell’infondato convincimento che tutto ciò che accade debba necessariamente essere ricondotto nell’ambito delle naturali leggi fisiche, ivi compreso anche ciò che, invece, è sacro e sovrannaturale: quanto, poi, alle numerose incongruenze ed incompatibilità con le leggi fisiche difficilmente superabili che sono emerse nell’approfondito esame dell’immagine sindonica, sembrerebbe che le stesse fossero intervenute non a caso, bensì predisposte ad indirizzare i suddetti scienziati e sindonologi, al fine di risolvere l’annoso enigma della formazione dell’immagine sindonica, alla ricerca del suo vero Autore, identificandolo in quell’unica Persona sottratta, appunto, alle suddette leggi fisiche.
Tutto ciò premesso, dato che la Sacra Sindone, la cui autenticità va, pertanto, correttamente riferita all’immagine e non al telo sul quale detta immagine risulta impressa, non è un oggetto immaginario ma è realmente presente a Torino, e, necessariamente, un autore dell’immagine ivi impressa debba pur esserci, escludendo che si possa essere formata accidentalmente ovvero per altre cause la cui ricerca non abbia, comunque, conseguito alcun effetto, l’autenticità di detta immagine va correttamente ricercata non nella pretesa ed indimostrabile prova della coincidenza della sua data di origine con quella della Resurrezione di Gesù (che, comunque, nulla proverebbe senza aver risolto il problema principale, quello, cioè, della formazione dell’immagine), ma per quello che realmente è, pervenendo, così, ad un’ unica possibile conclusione: che, cioè, si tratta di una immagine, di incerta datazione, miracolosamente attuata da nostro Signore Gesù Cristo per Sua esplicita volontà, come del resto già dallo stesso preannunciato, di lasciare un segno tangibile che mirabilmente e contestualmente parlasse, con modalità e tempi da Lui scelti, della Sua Passione, Crocifissione, Morte e Resurrezione, nulla rilevando, al riguardo, se attuato in un momento immediatamente successivo alla Sua Resurrezione e, pertanto, sul telo che lo aveva avvolto, ovvero, eventualmente, in un momento ulteriormente successivo, fino alla sua apparizione in Europa e, quindi, su di un telo di epoca diversa.
E’, comunque, fuori dubbio che la soluzione come sopra proposta dell’enigma della formazione dell’immagine sindonica è, allo stato, solo un auspicio, in quanto resta pur sempre condizionato ad un ufficiale riconoscimento, da parte della Chiesa, della natura miracolosa di detta immagine, dopo un lunghissimo secolo di cauta e doverosa attesa, determinata dalla caparbietà dei suddetti noti scienziati e sindonologi nell’alimentare infondate aspettative di poter risolvere l’enigma in questione con una soluzione scientificamente valida, che, col proseguire delle ricerche, sono andate sempre più affievolendosi, fino a ritenere che oggi non abbiano più alcun fondamento.