Le macchie di sangue esistenti sulla Sacra Sindone hanno formato oggetto di moltissimi studi da parte di qualificatissimi esperti sulle loro particolari caratteristiche: in questa sede interessa l’esame di quelle relative alle modalità con le quali tali macchie si siano potute trasferire dal corpo martoriato di Gesù sul telo sindonico.
Innanzitutto va precisato che si tratta, più correttamente, di coaguli di sangue essiccati, formatisi sulla pelle a seguito delle innumerevoli ferite subite da Gesù, per un naturale meccanismo biologico complesso che “trasforma il sangue liquido, perdendo la sua umidità, in una sostanza solida, dura come una crosta, in 5-10 minuti”; inoltre, le macchie di sangue esistenti sulla Sindone presentano, tutte, “l’aspetto dei coaguli di sangue formati sulla pelle con contorni ben marcati e netti” ( v. “Caratteristiche delle macchie di sangue da considerare in una ricostruzione in laboratorio della Sindone di Torino”, in IV Symposium Scientifique International du CIELT Paris, 25-26 Avril 2002; Carlo Brillante, Giulio Fanti, Emanuela Marinelli: questo lavoro, come testualmente ivi indicato, “considera in dettaglio le caratteristiche delle macchie di sangue riscontrate sulla Sindone di Torino”). Inoltre, detti coaguli devono ritenersi formati ben prima che il corpo di Gesù venisse avvolto nella Sacra Sindone, ricoperta dalle fasce che la tenevano ben aderente al Suo corpo.
Al fine di dimostrare come detti coaguli si siano potuti trasferire, dal corpo di Gesù, sulla Sindone, si è supposto, dagli scienziati del suddetto lavoro, un “ridiscioglimento” (per un procedimento fibrinolitico), dei coaguli presenti sul corpo di Gesù, a seguito dell’umidità presente nel sepolcro, che avrebbe consentito al sangue, ridiventato liquido, di trasferirsi, per contatto, sulla suddetta Sindone, finendo assorbito da quest’ultima, tanto da rendere visibile la macchia anche sul corrispondente lato posteriore; successivamente le macchie di sangue si sarebbero essiccate. Più correttamente, pertanto, va notato che a trasferirsi dal corpo di Gesù alla Sindone non sarebbero stati i coaguli, come ivi presenti, bensì il sangue derivato dal loro ridiscioglimento , per l’evidente impossibilità di ipotizzare il trasferimento, per contatto, dei coaguli secchi dal corpo di Gesù alla Sindone.
Le suddette macchie presenti sulla Sindone dovrebbero, pertanto, corrispondere al sangue derivante dal discioglimento dei coaguli ed assorbito dal lino del telo sindonico e, conseguentemente, presentare una configurazione necessariamente molto diversa rispetto a quella precedente dei coaguli.
Infatti, è, innanzitutto, da tener ben presente che il corpo di Gesù giaceva nel sepolcro, disteso per terra ed avvolto nella Sindone, sovrastata dalle fasce che la tenevano ben aderente al corpo; in tale posizione, i coaguli di sangue, riferiti ad oltre 200 ferite, si sarebbero venuti a trovare, nel procedimento del loro scioglimento per fibrinolisi, compressi tra il corpo di Gesù e la sovrastante Sindone. Tale contatto, con non indifferente pressione, determinata dall’avvolgimento della Sindone e messa in evidenza dal fatto, come già su riferito, che le macchie di sangue sono visibili anche sul retro del telo sindonico e che, almeno per la parte posteriore, era aumentata anche per il peso del corpo di Gesù, si presume, sempre nell’ipotesi che le macchie in questione si fossero formate per contatto diretto tra il corpo di Gesù e la Sindone, che sia durata per un tempo non inferiore alle 20 ore, dato che, secondo gli autori del lavoro su richiamato, “il fenomeno fibrinolitico deve essere avvenuto dalle 3-4 ore dopo la morte alle 24-36 ore al massimo dopo la morte…..a causa della fine del contatto fra il corpo e la Sindone”. E’ facile immaginare che i coaguli, modificati in sangue liquefatto, permanendo per ben 20 ore compressi tra il corpo di Gesù e la Sindone, debbano aver subito una inevitabile estensione nei loro contorni, con conseguenti notevoli sbavature e frastagliamenti, assumendo, quindi, anche nella successiva essiccazione, un aspetto molto diverso rispetto a quello dei coaguli precedentemente formatisi sulla pelle del corpo di Gesù.
Tale davvero indiscutibile conclusione non trova, però, alcun riscontro su quanto, invece, obbiettivamente rilevato, sulle macchie di sangue presenti sulla Sindone, dagli stessi autori del lavoro più volte già riferito. Questi ultimi, infatti, descrivendo le caratteristiche delle macchie di sangue presenti sulla Sindone, le hanno sempre qualificate molto simili ai coaguli formatisi sulla pelle di Gesù definendole “perfettamente trasferite e delineate” , altre volte , sempre con riferimento a tali macchie, le hanno qualificate “coaguli di sangue con contorni netti ed evidenti”, sembrando, quasi, di voler, erroneamente, sostenere addirittura la presenza sulla Sindone dei coaguli come tali. La perfetta identità delle macchie presenti sulla Sindone con i coaguli formatisi sul corpo di Gesù è, inoltre, confermata dal noto chirurgo Pierre Barbet (le cui conclusioni sono riportate dagli autori del lavoro su riferito) il quale osservò testualmente che “il sangue della Sacra Sindone ha l’aspetto dei coaguli formati sulla pelle di Gesù”. Alle stesse conclusioni perviene anche uno studio effettuato nei laboratori IC-CNR della sede di Bari, in collaborazione con il prof. G. Fanti dell’università di Padova, nel quale si legge: “in corrispondenza di numerosi rivoli di sangue si possono osservare le fasi di formazione del coagulo con la successiva comparsa della crosta e dell’essudato sieroso”( v. https://www.radioroma.it/2023/11/30/i-misteri-della-sacra-sindone/ ): su tali interessanti informazioni, riscontrate sulle macchie di sangue della Sindone e non contestate, nessuno mai ha ritenuto necessario indagare sulla loro misteriosa origine.
Risulta, pertanto, unanime la rilevazione dell’assoluta incompatibilità dell’aspetto delle macchie presenti sulla Sindone con quello che, necessariamente, avrebbe dovuto assumere nell’ipotesi come sopra formulata, dato che le macchie di sangue presenti sulla Sindone non corrispondono minimamente a quelle, ipoteticamente, rinvenienti dallo scioglimento dei coaguli di sangue presenti sul corpo di Gesù e trasferite, per contatto, sulla Sindone, in quanto “perfettamente delineate” e dai “contorni netti ed evidenti”, in assenza, quindi, della benché minima sbavatura e frastagliamento che, necessariamente, sarebbero stati inevitabilmente prodotti dal suddetto prolungato stretto contatto per non meno di 20 ore consecutive tra il corpo di Gesù e la Sindone. Tutto ciò conduce all’inevitabile e difficilmente contestabile esclusione che le macchie di sangue, così come presenti sulla Sindone, possano essere state prodotte, per contatto, secondo le modalità ipotizzate dai suddetti scienziati, come descritte nel noto lavoro.
E’, inoltre, da tener presente che tutto ciò è, comunque, subordinato ad una imprescindibile pregiudiziale, quella, cioè, che l’ipotizzato processo fibrinolitico è, sempre, subordinato alla preventiva necessaria somministrazione di specifici farmici per la sua attivazione, cosa, ovviamente, da escludersi che possa essere avvenuta.
Concludendo, appare evidente che quanto come sopra esposto – a parte la difficoltà di ritenere che l’umidità del sepolcro possa aver attivato il processo fibrinolitico – dopo aver preso atto dell’infondatezza della su riferita ipotesi della formazione delle macchie di sangue sulla Sindone, costituisca una indiscutibile prova che l’unica soluzione possibile per risolvere il problema della fonte delle macchie di sangue sulla Sindone, risieda nell’individuarla in un diretto intervento sovrannaturale del suo divino Autore, come qui sempre sostenuto: d’altra parte, tale soluzione costituirebbe, anche, l’unica valida giustificazione della presenza, sulla Sindone, delle macchie di sangue che, in caso contrario, rimarrebbero prive di alcuna spiegazione sulla loro origine.
Deve, inoltre, aggiungersi che le suddette macchie di sangue non possono essere ritenute frutto di un falsario per le seguenti motivazioni, unanimemente da tutti accettate: 1) nel 1300, per dipingere delle macchie di sangue, non vi era alcuna necessità di ricorrere a vero sangue umano; 2) la macchia sulla mano corrisponde correttamente ad una ferita al polso e non al centro del palmo della mano, come, invece, erroneamente, allora, supposto e raffigurato in tutti i dipinti; 3) la macchia sul costato mette in evidenza che si tratta di tracce ematiche di un soggetto defunto, a differenza di tutte le altre, in quanto relativa, come riferito nei Vangeli, alla ferita inferta dal soldato romano per accertarsi della intervenuta morte di Gesù.
Ulteriore considerazione: le osservazioni sin qui come sopra esposte costituiscono una ulteriore prova, oltre alle numerose altre svolte nei miei precedenti articoli, dell’impossibilità di ritenere che la formazione dell’immagine sindonica sia strettamente connessa (in rapporto di causa ad effetto) con l’evento Resurrezione di Gesù.
L’insistenza, da parte di scienziati e sindonologi, nella ricerca, ad ogni costo, di provare l’esistenza di tale nesso (che, ritengo, non potrà mai essere raggiunta) mi sembra davvero inspiegabile, soprattutto se, come purtroppo accade, gli stessi ritengano di poter ottenere tale risultato cercando di provare (anche qui, è facile prevederlo con esito negativo) che la datazione del telo sindonico risalga a 2000 anni fa.
Invero, l’errore nel quale incorre la gran parte dei sindonologi risiede nel ritenere che l’autenticità della Sindone sia subordinata alla sua datazione corrispondente al momento della Resurrezione di Gesù, respingendo, così, l’ipotesi di un intervento soprannaturale.
E’, infatti, davvero incomprensibile come scienziati e sindonologi, al fine di provare l’autenticità della Sindone, ritengano, ora, di cercare il fondamento di tale affermazione in una sua datazione coeva alla Resurrezione di Gesù, dato che il vero problema sull’enigma della Sacra Sindone risiede unicamente nel cercare una soluzione sul come si sia potuta formare l’immagine sindonica, problema nei cui confronti a nulla rileva la datazione della Sindone.
E’ di tutta evidenza, infatti, che, quandanche venisse accertata una datazione della Sindone corrispondente all’epoca della Resurrezione di Gesù, rimarrebbe sempre irrisolto il suddetto problema sulla formazione dell’immagine sindonica; la soluzione del problema sulla formazione dell’immagine deve, pertanto, logicamene precedere quella sulla sua datazione: che senso ha, infatti, affannarsi alla soluzione del problema sulla datazione, se non si è, preventivamente, accertata una stretta interdipendenza tra la formazione dell’immagine e l’evento della Resurrezione?. Sin ora, nonostante tutti i tentativi svolti per oltre un secolo, il mondo scientifico non è riuscito a fornire concrete prove sulla dipendenza della formazione dell’immagine sindonica dall’evento della Resurrezione di Gesù, in presenza, invece, di validissime argomentazioni che, oserei dire categoricamente, provano esattamente il contrario (v. il mio articolo n. 10 del mio blog, dal titolo: “La sacra Sindone: una immagine impossibile”). D’altra parte, qualora, invece, venisse accolta una datazione medioevale (come, paradossalmente, mi auguro che possa avvenire per porre fine ad un’eterna diatriba su tale tema), nulla osterebbe al riconoscimento che l’intervento miracoloso, nel quale ritengo di poter credere oltre ogni ragionevole dubbio, possa essersi verificato su di un telo del 1300.
Per completezza espositiva, va tenuto anche presente che precedentemente al lavoro svolto nel 2002 dai Proff. Carlo Brillante, Giulio Fanti ed Emanuela Marinelli, come sopra riferito, un’ altra analoga ricerca era stata effettuata da Gilbert Lavoie, Bonnie B., Rev. Vincent J Donovan e Johns Ballads, il cui risultato venne pubblicato nel settembre 1983, dal titolo “Sangue sulla sindone di Torino (l’importanza del tempo nel trasferimento dei coaguli di sangue al Telo come immagini distintive del coagulo)”. https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/2020/11/12/sangue-sulla-sindone-di-torino-parte-ii-limportanza-del-tempo-nel-trasferimento-dei-coaguli-di-sangue-al-telo-come-immagini-distintive-del-coagulo/#:~:text=Tre%20pozze%20di%20sangue%20arrotondate,accelerato%20l’essiccazione%20del%20siero.
In tale pubblicazione, si sostiene, la compatibilità di alcune macchie di sangue presenti sulla Sindone con il fatto che le stesse fossero state impresse sulla Sindone per contatto tra il corpo di Gesù ed il telo.
Condizione indispensabile è, comunque, come testualmente ivi ritenuto, che “assumendo condizioni ambientali simili a quelle delucidate in questo studio, affinché un coagulo trasferisca la sua immagine speculare su un panno per contatto, un panno dovrebbe essere posto su un coagulo umido non più tardi di 2 ore e mezzo dopo l’interruzione del sanguinamento…. È importante notare che dopo che i coaguli si sono asciugati, non vi è alcuna prova di trasferimento, anche con l’aggiunta di ulteriore umidità in un secondo momento. Pertanto, non si dovrebbe presumere che i coaguli secchi possano essere riattivati dall’umidità ambientale e quindi lasciare un’impronta sul panno”. E’ evidente, pertanto, il riferimento solo a macchie relative a ferite il cui sanguinamento si sia interrotto “non più tardi di 2 ore e mezzo”, come quelle sulle mani, sui piedi e sul costato, con esclusione di quelle relative alle 200-300 ferite inferte sul corpo di Gesù in occasione della Sua Flagellazione, intervenuta sicuramente molte ore prima, da ritenersi ormai “coaguli secchi” non riattivabili “dall’umidità ambientale e quindi lasciare un’impronta sul panno”. Nello stesso documento è, comunque, precisato che “altre macchie di sangue, come i segni di flagello e i rivoli di sangue sull’immagine dorsale, rientrano in una categoria diversa per quanto riguarda la loro formazione e il contenuto di umidità. Pertanto, dovrebbero essere valutati separatamente; vanno oltre lo scopo di questo documento”.
Il lavoro svolto nel 2002 dai Proff. Brillante, Giulio Fanti ed Emanuela Marinelli, dovrebbe, quindi, ritenersi ad integrazione e completamento di quello su richiamato.
Quanto sopra costituisce, pertanto, esplicita conferma della validità delle perplessità inizialmente formulate, circa la difficoltà che le macchie di sangue esistenti sulla Sindone, sia pure limitate a quelle relative alla Flagellazione (oltre 200), possano essere state impresse per contatto tra il corpo di Gesù e la Sindone.