In tutti i miei scritti ho sempre insistito sull’infondatezza di sostenere che l’immagine sindonica si possa essere formata a seguito di un “raggio ultravioletto” prodotto dal corpo di Gesù, deposto nel sepolcro, unica ipotesi rimasta in piedi, con un minimo di fondamento scientifico, a sostegno dei vari tentativi vanamente profusi alla ricerca di validi elementi che potessero dimostrare che la causa di origine della formazione di detta immagine andasse ricercata in un evento naturale, secondo le leggi della fisica, come effetto diretto di quell’evento straordinario della Resurrezione di Gesù.
Anche a costo di ripetermi per l’ennesima volta, devo ribadire che insistere ancora, da parte di alcuni sindonologi, sull’ipotesi del “raggio ultravioletto” come fonte dell’immagine sindonica sembra oggi davvero irragionevole dato che tale ipotesi appare ormai definitivamente sepolta e coperta da una vera e propria pietra tombale, da parte dei loro stessi scientifici autori.
L’assurda caparbietà dell’insistenza a sostenere, anche a costo di contraddire il raccolto evangelico, l’ipotesi secondo la quale l’immagine sia stata impressa per conseguenza di un evento avvenuto secondo le naturali leggi fisiche, escludendo un intervento soprannaturale, emerge anche dalla seguente considerazione.
A proposito della riscontrata tridimensionalità dell’immagine è stata rilevata la sua incompatibilità con la situazione, emergente dai Vangeli, del telo sindonico in posizione di avvolgimento del corpo di Gesù con sovrastanti bende, in funzione di mantenere il lenzuolo ben aderente al Suo corpo, così come confermato da quello che vide Giovanni nel sepolcro vuoto (con particolare riferimento alle bende afflosciate per terra); ebbene, in tale obbiettiva situazione, anziché limitarsi a prendere atto di tale irrisolvibile incompatibilità, si è avuta l’inqualificabile sfrontatezza di dichiarare testualmente: “Dall’analisi tridimensionale si conferma che l’Uomo non era avvolto nella Torino Sudario con bende. Il lenzuolo veniva semplicemente adagiato sul corpo disteso” (v. “Uno studio dell’avvolgimento del corpo anteriore e posteriore basato su informazioni 3D” , di Giulio Fanti, Emanuela Marinelli, in “Conferenza Internazionale di Dallas sulla Sindone”, 2001, di recente ripreso e ripubblicato in internet).
A tal riguardo è necessaria la seguente riflessione. Nel mio articolo n. 7 del mio blog https://lenigmadellasacrasindone.it dal titolo: “La verità nascosta nella tridimensionalità dell’immagine impressa sulla Sacra Sindone”, facevo innanzi tutto presente che detta tridimensionalità risultava determinata dalla differenza dell’intensità della colorazione di ogni singolo punto dell’immagine, in proporzione della distanza intercorrente tra il corpo di Gesù e la Sindone per entrambi i lati anteriore e posteriore e che tale particolarità necessariamente presupponeva il totale distacco di detto corpo dalla Sindone. Ciò risulta, però, in netto contrasto con la reale situazione di fatto; infatti, anche accettando l’ipotesi, come sopra formulata, di un “lenzuolo semplicemente adagiato sul corpo”, limitatamente, ovviamente, al lato anteriore, mentre la parte posteriore rimaneva al di sotto e, quindi, ben aderente al corpo, la Sindone inevitabilmente doveva risultare ampiamente in contatto con detto corpo, circostanza, questa, da tutti (scienziati e sindonologi) categoricamente esclusa, sempre in contrasto con l’effettiva realtà della situazione di fatto come sopra ricordata. L’evidenziata distanza, emergente dall’analisi di detta tridimensionalità dell’immagine sindonica, intercorrente tra ogni singolo punto dell’immagine del telo ed il corpo di Gesù deve, conseguentemente, ritenersi non reale, perché esplicitamente smentita dalla situazione così come descritta nei Vangeli, che, pertanto, rendeva impossibile la realizzazione dell’effetto tridimensionale nei termini sopra descritti, in assenza del necessario presupposto del totale distacco tra telo, ben steso orizzontalmente, ed il corpo di Gesù, per entrambi i lati, anteriore e posteriore.
L’assenza di tale distanza doveva, pertanto, ritenersi preclusiva per la realizzazione di detta tridimensionalità; in altri termini: una volta accertata la tridimensionalità dell’immagine sindonica dipendente dalla diversa intensità di colorazione dei singoli punti, proporzionale alla distanza tra il telo ed il corpo di Gesù ed accertata, inoltre, la reale assenza di tale distanza, essendo la Sindone aderente, almeno in massima parte, al corpo di Gesù, tutto ciò, doveva, inevitabilmente, comportare la conclusione dell’impossibilità della realizzazione di un effetto tridimensionale realizzato sulla base delle modalità sopra indicate, individuando, conseguentemente, l’autore di detta immagine solo in Chi fosse stato in grado di superare la suddetta impossibilità.
E’ evidente, comunque, che accogliendo il risultato dell’analisi svolta su valide basi scientifiche, nel senso di ritenere il grado di intensità della colorazione della Sindone proporzionale alla distanza della tela dal corpo di Gesù, un valore di detta distanza debba pur esserci; deve, allora, convenirsi che la soluzione di tale problema risiede esclusivamente nel far riferimento ad una distanza solo virtuale, anche in considerazione della circostanza che il corpo di Gesù non era più presente al momento della formazione dell’immagine sindonica, in quanto intervenuta, come ampiamente precedentemente dimostrato (v. il precedente n. 10: “La sacra Sindone: una immagine impossibile”), in un momento successivo alla Sua Resurrezione. La distanza di ogni singolo punto della Sindone dal corpo di Gesù dovrebbe, cioè, essere stata calcolata non con riferimento alla reale posizione della Sindone, bensì con riferimento ad una posizione, per entrambi i lati, di un suo solo virtuale distacco dal corpo di Gesù, ad una distanza determinata dall’Autore dell’immagine, identificabile nello stesso Gesù: in tal caso la misura della distanza risulterebbe, comunque, quantificabile anche se non effettivamente esistente, risolvendo, così, ogni problema. Infatti, meglio precisando quanto sopra affermato, al fine di realizzare la tridimensionalità dell’immagine, con riferimento alla distanza telo-corpo, si rendeva, comunque, necessario il riferimento ad un telo disposto, solo virtualmente, per entrambi i lati, distaccato dal corpo per una determinata distanza ed in posizione orizzontale perfettamente parallela alla base d’appoggio del corpo, peraltro, non più esistente, come sopra fatto presente.
D’altra parte, non accettando la precedente ipotesi, si dovrebbe accettare, come realmente avvenuta, una ipotetica situazione di fatto davvero paradossale ed irrealistica per non dire addirittura irragionevole, cioè quella del corpo di Gesù galleggiante tra le due parti contrapposte del telo sindonico. Risulterebbe, comunque, illogico sostenere che tale veramente assurda situazione potesse trovare conferma, come sostenuto dallo “studio”, sopra richiamato, della Prof. Marinelli, con riferimento al fatto che, dall’analisi tridimensionale della Sindone, risultasse che il corpo di Gesù non fosse “avvolto dal Sudario con bende” in contrasto con l’effettiva realtà; non può, infatti, condividersi la tesi della suddetta Prof. Marinelli, secondo la quale, sovvertendo un percorso di logica consequenzialità, qualora un determinato risultato risultasse condizionato all’avveramento di un altro presupposto di fatto, nel caso in cui quest’ultimo non coincidesse con il presupposto di fatto realmente avverato, è quest’ultimo a ritenersi errato, anziché ritenere impossibile il primo risultato.
In ogni caso va, inoltre, tenuta in debita considerazione la circostanza che non risulta che alcuno degli scienziati o sindonologi sostenitori della tesi secondo la quale detta particolare tridimensionalità si sia potuta naturalmente produrre sul telo sindonico secondo le modalità sopra indicate, si sia mai fatto carico di individuare il processo, davvero fantascientifico, che avrebbe consentito, sulla base della quantificazione della suddetta ipotetica distanza, la conseguenziale quantificazione del diverso grado di intensità di colorazione da attribuire ai singoli punti del telo sindonico.
E’, inoltre, da escludersi che la suddetta tridimensionalità possa essere stato il risultato dell’opera di un falsario, dato che tale particolarità, che avrebbe richiesto un capillare intervento su di una miriade di singoli punti dell’immagine (con una tecnica, tra l’altro, davvero ignota), risulta, anche oggi, irriproducibile: basti ricordare che il solo esame di tale aspetto ha richiesto il lavoro di due specialisti statunitensi per oltre dieci anni.
Concludendo sul punto in questione, deve convenirsi che la tridimensionalità dell’immagine presente sulla Sacra Sindone – costituendo una particolarità non necessaria alla formazione dell’immagine e, pertanto, presuppone, una specifica volontà di realizzarla (e, di conseguenza, di un soggetto cui riferire detta volontà) al solo fine di rendere, così, possibile l’esatta fisica ricostruzione del soggetto ivi rappresentato – costituisce una delle più chiare e determinanti prove che detto intervento sia attribuibile allo stesso soggetto rappresentato, identificabile nella Persona di Gesù Cristo, come, del resto, Lui stesso aveva esplicitamente promesso, unica Persona alla quale tutto è possibile.
Con riferimento, infatti, alla come sopra dedotta necessità, per la realizzazione di un effetto tridimensionale nella produzione di una immagine, di una specifica volontà da qualcuno espressa e messa in atto in tal senso, va osservato, a riprova di quanto affermato, che, normalmente, l’effetto tridimensionale di una immagine non viene prodotto automaticamente, come naturale accessorio dell’immagine stessa, dato che ciò risulta sperimentalmente accertato. Al riguardo si è, infatti, provveduto, da parte di alcuni studiosi, al fine di verificare la validità di tale assunto, ad effettuare centinaia di fotografie, avvalendosi delle più sofisticate apparecchiature oggi esistenti, dalle quali è emerso che nessuna presentava un effetto tridimensionale paragonabile a quello dell’immagine sindonica, che risulta realizzata con l’attribuzione di una differenza di intensità di colorazione, per ogni punto dell’immagine, proporzionale alla distanza telo-corpo che avrebbe richiesto un immane lavoro di calcolo, assolutamente impossibile, anche ai giorni d’oggi : ciò confermava definitivamente la necessità di un intervento specifico da parte di qualcuno che avesse provveduto per la realizzazione di tale modalità, peraltro irrealizzabile in brevissimo tempo (alcuni scienziati hanno stabilito in qualche miliardesimo di secondo il tempo di formazione dell’immagine). E’, inoltre, da tener presente che, utilizzando le informazioni tridimensionali presenti sulla Sacra Sindone, sulla base del diverso grado di intensità luminosa dei singoli punti dell’immagine, proporzionale alla distanza verticale di detti punti rispetto al corrispondente punto del corpo (peraltro realizzate, su stoffa e non su apposite lastre fotografiche normalmente usate, con una tecnica ignota e, concordemente, ritenuta irriproducibile) diversi valenti operatori sono riusciti a produrre modelli statuari del corpo di Gesù (dando per scontato che fosse Lui il soggetto rappresentato) tutti perfettamente identici, pur avendo effettuato percorsi diversi nella loro realizzazione ed utilizzato diversi materiali (lattice, gesso, acciaio), a conferma della validità e precisione delle suddette informazioni.
Sulla base delle precedenti argomentazioni, che confermano la necessità di uno specifico intervento per la realizzazione di un effetto tridimensionale, è più che giustificata la seguente conclusione: la tridimensionalità rilevata sulla Sacra Sindone, con riferimento, soprattutto, alle modalità della sua realizzazione è, incontestabilmente, da ritenersi la prova regina di un avvenuto intervento soprannaturale nella formazione dell’immagine ivi impressa.
A solo titolo informativo, trascrivo qui di seguito uno stralcio di una intervista rilasciata nell’aprile del 2010 a Torino da Giovanni Battista Judica Cordiglia che ebbe, nell’anno 1969, il privilegio di trascorrere 72 ore, al buio, nella Cappella del Crocifisso del Palazzo Reale, ove si trovava la Sacra Sindone, con il compito di fotografarla per la prima volta a colori, all’infrarosso ed agli ultravioletti:
“Voglio ricordare questo momento: ero immerso nel buio perché gli occhi si potessero abituare, tutti gli ori zecchini della Cappella del Crocifisso erano stati coperti da teli neri per evitare eventuali riflessi, mi ero seduto a terra sotto il banco ottico ossia sotto la macchina da ripresa fotografica e guardavo la Sindone appesa, immobile e aspettavo che i miei occhi si abituassero all’oscurità e a questa luce azzurrina tipica delle radiazioni ultraviolette. Man mano che gli occhi si abituavano – e qui è stato un momento davvero sconvolgente – io notavo che il fondo della tela, al di sotto della figura, assumeva un colore grigio come la cenere della sigaretta, mentre la figura – che è una negativo fotografica – diventava un positivo. Come se ci fosse stato un uomo, nella sua parte dorsale e ventrale, disteso sopra il lenzuolo, come sollevato di una trentina di centimetri. La cosa straordinaria era questo gioco di luci e di ombre, di chiaroscuri, che davano l’impressione veramente di un corpo, non la stampa, ma un corpo in tre dimensioni. E’ stato un momento sconvolgente, mi sono detto “Speriamo che sulle lastre questa sensazione si possa ricreare”, in realtà così non si è ricreato”.
Per timore di non essere stato sufficientemente chiaro, ritengo opportuno aggiungere la seguente ulteriore precisazione.
Innanzitutto ribadisco che la particolarità della tridimensionalità riscontrata nell’immagine sindonica (il fatto, cioè, che l’intensità di ogni punto dell’immagine risulta proporzionale alla distanza telo-corpo, cosa che ha consentito la produzione di diversi modelli statuari del corpo di Gesù) è assolutamente unica ed irripetibile.
Inoltre, mentre, oggi, esiste la possibilità, con l’uso di un analizzatore VP-8, strumento in grado di tradurre in distanza l’intensità luminosa dell’immagine, di individuare strumentalmente l’effettiva distanza tra il soggetto ripreso ed il supporto sul quale è stata fissata l’immagine, non mi sembra, invece, che esista, comunque con certezza non esisteva nel 1300, uno strumento od una applicazione qualsiasi che sia in grado di calcolare la distanza tra ogni punto del soggetto da ritrarre ed il supporto (nella specie, un telo di stoffa) sul quale impressionare l’immagine e convertire, poi, detta distanza in corrispondente proporzionale intensità di colorazione da attribuire all’immagine da riprodurre: l’impossibilità che tale effetto possa naturalmente prodursi è stato, comunque, sperimentalmente accertato; deve, pertanto, convenirsi che detto effetto potrebbe essere stato realizzato solo con un intervento manuale. Quest’ultima ipotesi deve, categoricamente, ritenersi umanamente impossibile con riferimento ai diversi milioni di punti sui quali intervenire, tra l’altro, entro il limitatissimo tempo della formazione dell’immagine, stimato dagli scienziati in non oltre 50 miliardesimi di secondo.
Su queste premesse, non può che ribadirsi il convincimento (con certezza, oserei dire, matematica) che, per la modalità come sopra riscontrata nella sua realizzazione, la particolare tridimensionalità riscontrata nell’immagine sindonica debba, necessariamente, essere attribuita solo ad un intervento soprannaturale.
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E’, inoltre, il caso di riportare, con rifermento ai numerosi e vani tentativi di trovare una soluzione all’enigma della formazione dell’immagine sindonica, anche quanto scritto, oltre che dal Prof. Giuseppe Baldacchini, anche dal fisico Prof. Paolo Di Lazzaro (v. il suo articolo: “L’immagine sindonica e la luce ultravioletta”) del centro ENEA di Frascati che, per tanti anni, ha studiato e sperimentato l’ipotesi in questione: “Innanzitutto, va chiarito che non siamo ancora riusciti a riprodurre una colorazione in tutto e per tutto identica a quella sindonica. Ci siamo vicini, ma ancora manca qualche dettaglio. Ammesso (e non concesso) che in futuro riusciremo a riprodurre una colorazione uguale a quella sindonica, quali sarebbero le conseguenze? Otterremmo una risposta alla domanda “come si può riprodurre l’immagine sindonica”. Ma questa risposta genera un’altra domanda: come è stato possibile nel medioevo ovvero nel primo secolo irraggiare un telo di lino con un Laser eccimero (inventato nel 1975)? Di fronte a questa domanda la Scienza si ferma. E gli scienziati pure”.
Vero è che il prof. Di Lazzaro, al fine di superare il suddetto ostacolo, ha anche ipotizzato che sia stato lo stesso Gesù a provocare, con un suo sovrannaturale e miracoloso intervento, il necessario “raggio ultravioletto” per proiettare la propria immagine sulla Sindone, ma tale ipotesi è talmente irragionevole (v., comunque, la mia risposta al n. 12 del mio blog su citato ) da non meritare di essere presa in alcuna seria considerazione.
Il mondo scientifico sembra, comunque, aver abbandonato ogni indagine in quella direzione, rivolgendo, ora, la sua attenzione alla ricerca della dimostrazione dell’inattendibilità della datazione medioevale del telo sindonico, emergente dalla nota analisi effettuata nel 1988 ( C 14). Come già fatto presente (v. il mio articolo: “Inutilità di nuove ricerche sulla datazione della Sacra Sindone”, al n. 5 del mio blog su citato) tale ricerca è del tutto inutile, dato che, quandanche venisse accertata una datazione corrispondente a quella della Resurrezione di Gesù, non contribuirebbe in alcun modo alla soluzione dell’enigma della formazione dell’immagine sindonica. D’altra parte, per l’ipotesi di un intervento miracoloso, indipendente, come sopra fatto presente, dalla Resurrezione di Gesù a nulla serve l’esatta individuazione della data di tale evento, potendo, quest’ultimo, indifferentemente essere intervenuto in un qualsiasi momento immediatamente successivo alla Resurrezione (e, quindi, sul telo che aveva avvolto il corpo di Gesù) fino all’epoca (1300) dell’apparizione della Sindone esposta a Torino (anche su un telo, eventualmente, di data diversa).
Ciò posto, considerato anche che – premesso, come concordemente ammesso, che il soggetto raffigurato sulla Sindone, per l’esatta corrispondenza con quanto scritto nei Vangeli, rappresenta Gesù Flagellato, Crocifisso e Morto in croce – l’immagine risulta acheropita, cioè non fatta da mano umana, come scientificamente ed unanimemente accertato nel 1978 dallo STURP, sulla formazione dell’immagine sindonica non restava che una sola ipotesi, quella, cioè, dell’intervento miracoloso, messo in atto dallo stesso Gesù.
Non va, peraltro, sottaciuto che l’ipotesi di un intervento sovrannaturale nella formazione dell’immagine sindonica oltre ad essere obbiettivamente la più valida per quanto sopra fatto presente, risolve ogni problema in ordine alle innumerevoli incongruenze ed incompatibilità rilevate su talune sue particolarità, a volte incomprensibili, che hanno spinto scienziati e sindonologi a definire la Sindone un oggetto “impossibile”, in quanto in contrasto con insuperabili leggi fisiche, alle quali potrebbe sottrarsi solo un autore che non fosse alle stesse vincolato. Inoltre, l’ipotesi di un intervento miracoloso nella formazione dell’immagine, escludendo qualsiasi connessione con il momento della Resurrezione di Gesù, è l’unica che risulterebbe compatibile con i risultati delle due più valide ricerche scientifiche, sia con riferimento a quella del 1978 dello SPURP (“immagine non fatta da mano umana”), sia con riferimento a quella del 1988 (con il metodo C. 14) che stabiliva la data di origine della Sindone nel 1300 circa, comunque ampiamente contestata, dato che, nell’ipotesi considerata, come del resto già sopra fatto presente, irrilevante risulta la data di tale evento miracoloso, potendo quest’ultimo essere indifferentemente accaduto in un qualsiasi momento successivo a tale Resurrezione, fino all’apparizione in Europa del telo sindonico nel 1300.
Senonché, pur in presenza di tutti i necessari elementi che legittimassero un esplicito ed ufficiale accertamento, da parte della Chiesa Cattolica (unica deputata a tale intervento), della natura miracolosa di detta immagine, la Chiesa Cattolica, con il suo prolungato silenzio, non più giustificato dall’iniziale doverosa prudenza, persiste, implicitamente, nel rifiuto del riconoscimento di un intervento sovrannaturale di Gesù, respingendo il Suo stupefacente dono a noi lasciato come “segno” visibile della Sua Passione, Crocifissione, Morte e Resurrezione, come, del resto, da Lui stesso esplicitamente promesso.
Difronte al venir meno dell’ipotesi della formazione dell’immagine sindonica connessa, come naturale effetto secondo le leggi fisiche, alla Resurrezione di Gesù ed, anche, quella di un intervento miracoloso, incomprensibilmente non accolta dalla Chiesa Cattolica, tale situazione comporta solo confusione e disorientamento sull’identificazione del suo ignoto autore che, necessariamente, deve pur esistere, con l’inevitabile riscontrato progressivo incremento della schiera, comunque sempre rimasta presente, di chi sostiene l’ipotesi di un opera umana, manualmente messa in atto da parte di qualche abilissimo pittore medioevale.
A tal riguardo deve, inoltre, ammettersi che, ad avallare la suddetta unica ipotesi alternativa rimasta, sia pure non suffragata da valide argomentazioni, sull’origine dell’immagine sindonica, è la stessa Chiesa Cattolica, sia pure inconsapevolmente, laddove svariati massimi suoi esponenti, ivi compresi Papa Francesco ed i suoi immediati predecessori, dopo aver, correttamente, escluso la sua qualificazione come “reliquia”, in quanto non connessa, come suo naturale effetto, alla Resurrezione di Gesù, hanno più volte pubblicamente qualificato la Sindone come “icona”, cioè, per il suo naturale significato, come un’antica opera pittorica abilmente realizzata da mani umane di un ignoto autore, contraddicendo, comunque, quanto accertato scientificamente nel 1978 dallo STURP che la qualificò “acheropita” (non fatta da mani umani), come sopra già fatto presente.
Un ultima determinante osservazione. L’ipotesi, secondo la quale l’immagine sindonica si fosse formata per un intervento soprannaturale, in un momento successivo a quello della Resurrezione di Gesù (fino, eventualmente al 1300) su di un telo, comunque ben steso e pulito, è l’unica che può dare una risposta soddisfacente alla fondamentale e, bisogna obbiettivamente riconoscere, valida osservazione sempre proposta dai sostenitori della falsità della Sindone. Nessuno, fin ora, ha saputo, infatti, dare alcuna risposta a questa elementare osservazione: qualunque possa essere stata l’ipotesi (fisica o chimica) secondo la quale l’impressione dell’immagine si fosse prodotta, per un naturale effetto comunque connesso alla Resurrezione di Gesù, sulla Sindone, sia essa in posizione di avvolgimento del Suo corpo ovvero sullo stesso solo poggiata, avrebbe necessariamente messo in evidenza, una volta disteso tale telo, vistose ed inevitabili distorsioni dell’immagine, assolutamente assenti sulla Sacra Sindone di Torino.
Allo stato attuale non resta che questa amara conclusione: con l’inesorabile trascorrere del tempo, la già tenue immagine sindonica diventa sempre più evanescente e, pertanto, appare destinata a scomparire del tutto, ancor prima che la Chiesa Cattolica si decida ad accertare la sua natura miracolosa, con le molteplici ed inspiegabili particolarità così come tutte presenti nella Sacra Sindone di Torino.