Nei Vangeli di Marco (9,2 – 18), Matteo (17,1 – 13) e Luca (9,28 – 36) è così raccontato l’episodio della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor,

in termini pressoché  identici: “sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche…..”

     In tale episodio i tre discepoli beneficiano di un particolare privilegio a loro concesso di constatare con i loro occhi la stupefacente trasformazione del Corpo di Gesù, difficilmente descrivibile dagli evangelisti: la Trasfigurazione  è un bagliore, una  rivelazione del volto di Gesù come fonte di luce, sorgente di vita divina, diffusa anche sulle  vesti che lo ricoprivano, divenute candide come la luce, che dà loro la forza di discendere a valle e proseguire il percorso fino alla Pasqua, nella quale sperimenteranno in pieno quella Resurrezione anticipata per un’istante.

     Se quanto avvenuto sul monte Tabor è da intendersi, come unanimemente ritenuto, preannuncio e prefigurazione di quello che sarebbe realmente avvenuto alla Resurrezione di Gesù, deve necessariamente ammettersi che anche il telo sindonico che lo ricopriva, a contatto con il Suo Corpo, abbia subito lo stesso effetto di essere inondato da quella folgorante luce dallo Stesso emanata,  divenendo così bianco come “nessun lavandaio sulla terra avrebbe potuto” farlo. Tale ipotesi è comunque, avvalorata dalla considerazione che, per l’impressione dell’immagine sindonica, si sarebbe resa, in ogni caso, necessaria la presenza di un telo assolutamente bianco, mentre, invece, è fuori dubbio che il telo sindonico che avvolgeva il Corpo di Gesù fosse, al momento della Sua Resurrezione, notevolmente macchiato di sangue (nel tragitto, ancorché breve, tra il Golgota ed il sepolcro) da rendere assolutamente indecifrabile qualsiasi immagine che si fosse  ivi sovrapposta.

      Tutto ciò, inoltre, comporta l’impossibilità (per evidente logica incompatibilità) che quella “sfolgorante luce” diffusa dal corpo di Gesù fosse sostituita, da parte di alcuni scienziati e sindonologhi,  dalla fantasiosa ipotesi di raggi ultravioletti sprigionati, come effetto delle naturali leggi fisiche, da un preteso annichilimento del Suo Corpo (in sostituzione della Sua Resurrezione)  che avessero potuto produrre l’immagine impressa sul Sacro Telo, con tutte le sue riscontrate particolarità ed incongruenze,  ampiamente precedentemente dimostrate e concordemente accertate, difficilmente superabili e tali da far definire la Sacra Sindone un oggetto scientificamente “impossibile”.

      Definitivamente scartata, quindi, l’ipotesi che detta immagine possa essere stata impressa sul telo sindonico per effetto naturale del lampo di luce generato dalla Resurrezione di Gesù, deve, pertanto, convenirsi che l’unica ipotesi possibile, sull’origine della suddetta immagine sindonica, sia da ricercarsi unicamente in un intervento sovrannaturale voluto ed attuato, con insindacabili modalità e tempi, da nostro Signore Gesù, come segno tangibile (come da Lui stesso preannunciato) della Sua Passione, Crocifissione, Morte e Resurrezione, raffigurato, leggermente sollevato da terra, come di chi stia per rialzarsi.

       Con riferimento, poi, alla obbiettiva difficoltà di stabilire con certezza la data di origine del telo sindonico, va osservato, come del resto già precedentemente messo in evidenza,  che  a nulla rileva, comunque, che la data del suddetto  stupefacente evento miracoloso, sia  coincidente in un momento immediatamente successivo alla  Resurrezione di Gesù (cosa che mi “sento” di credere sia realmente accaduto, anche se obbiettivamente priva di alcuna valida prova) ed, in tal caso, l’immagine sindonica si sia impressa sul telo che abbia realmente avvolto il Suo Corpo, sia se riferibile ad un qualsiasi momento successivo, fino alla data dell’apparizione della Sacra Sindone in Europa, ed, in questo caso, avvenuto su di un telo del XIV secolo e, quindi, necessariamente diverso da quello che avvolse il Corpo di Gesù nel sepolcro.

       Possa, infine, la miracolosa e tangibile immagine, impressa sulla Sacra Sindone di Torino, di Chi, vero Dio e vero Uomo dei dolori e della sofferenza, è sceso dal cielo per scendere sulla terra per  indicare agli uomini la via della loro salvezza, costituire un valido sostegno per accettare di percorrere una via, a nessuno esclusa, ma a volte tortuosa e dolorosa, nella fondata speranza di aggiudicarsi un posto nel Suo Regno, come da Lui promesso, per condividerne gioiosamente l’infinita ed eterna bellezza di beatitudine e di pace della gloria celeste.