Ritengo necessario, per quanto ovvio, premettere che le seguenti brevi considerazioni debbano ritenersi rivolte ai credenti nella resurrezione di Gesù ed a quanti, inoltre, siano convinti dell’autenticità del telo sindonico, nel senso che non sia frutto di un falsario.

       Sempre a proposito del problema mai risolto circa la formazione dell’immagine impressa sulla Sacra Sindone, va rilevato come, negli ultimi tempi la Chiesa (con riferimento a taluni interventi,  a partire da papa Giovanni Paolo II fino a Papa Francesco) abbia qualificato il sacro telo quale “reliquia” cristiana.

        E’ noto come con tale termine vengano identificati, in senso religioso, i resti corporali di personaggi di particolare importanza  (santi, beati, martiri…), ovvero oggetti d’uso, come capi di vestiario e strumenti vari, che abbiano avuto un contatto diretto con detti personaggi e che vengono custoditi e venerati in luoghi sacri.

        Il termine “miracolo” è, invece, riferito a fatti che si ritengono dovuti ad interventi soprannaturali, in quanto superano i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vanno oltre le possibilità dell’azione umana.

        E’, allora, evidente che attribuire la qualifica di “reliquia” alla Sindone significa ammettere che la stessa abbia avvolto il corpo di Gesù e che, quindi, debba essere coeva alla sua resurrezione, con ciò, implicitamente, annullando la datazione (del 1300) riscontrata con l’esame del Carbonio 14 del 1988.

        Da quanto sopra emerge, però, un’evidente contraddizione nella posizione della Chiesa, dato che la stessa non ha mai contestato ufficialmente i risultati della predetta analisi (anzi, a suo tempo, li abbia addirittura accettati), limitandosi ad aderire alle numerose critiche, da più parti, avanzate.

        Obbiettivamente bisogna riconoscere che a tutt’oggi  non esistono prove fisiche    unanimemente accettate dalla scienza e neppure ricostruzioni temporali condivise dalla maggioranza degli storici, che siano davvero in grado di far risalire la storia della sacra Sindone ad un’epoca antecedente al XII secolo d.C..

         Per completezza espositiva, va aggiunto che, qualora dovesse, in ipotesi, ritenersi veritiera la datazione rilevata con l’esame del Carbonio 14, dovendosi escludere che l’immagine sindonica possa essere stata prodotta, secondo le normali leggi della fisica, in occasione della resurrezione di Gesù (secondo le varie ipotesi formulate dalla scienza e, comunque, sempre rimaste tali), ferma, anche, restando l’esclusione dell’opera di un falsario, per quanto concerne la formazione dell’immagine sindonica, non resterebbe che un’unica ipotesi: quella del miracolo, da tutti (ivi compresa la Chiesa) mai presa in considerazione.

        Nell’ipotesi, invece, che la datazione della sindone debba coincidere con l’epoca della resurrezione di Gesù, resterebbe sempre valida la possibilità di individuare la sorgente dell’immagine in tale straordinario evento: a parte i deludenti risultati ottenuti dagli innumerevoli tentativi effettuati dalla scienza per addivenire alla soluzione di tale problema, troppe sono, comunque, le incongruenze e le incompatibilità, nelle circostanze obbiettive di fatto, riscontrate nelle particolarità di tale immagine che rendono difficile, se non impossibile, tale soluzione. A quest’ultimo riguardo, basti riferirsi, in questa sede, al fatto non contestabile che, per essere impresso da un’immagine priva di distorsioni, il telo  sindonico dovesse necessariamente risultare ben steso in entrambi i lati, pulito e distanziato tra i suddetti due lati per una distanza almeno pari allo spessore del corpo, situazione non riscontrabile nel caso in esame: il telo, infatti, era in posizione di avvolgimento, a 360 gradi, del corpo di Gesù e, sicuramente, doveva ritenersi notevolmente macchiato di sangue (scaturito dalle oltre 200 ferite e, secondo le usanze ebree, raccolto nel lenzuolo) con notevoli sbavature (non riscontrate nell’immagine) procurate nel tragitto dalla croce al sepolcro e, così, sepolto senza essere stato lavato che avrebbero reso indecifrabile qualsiasi sovrapposizione di un ulteriore immagine; inoltre, trattandosi di un unico telo si rileva, nell’immagine, un distacco (testa contro testa) di soli 2 o 3 centimetri assolutamente insufficiente a realizzare quel minimo distacco come sopra previsto, per ottenere due immagini contrapposte, sempre nello stesso telo.

            In tale obbiettiva situazione, mi sembra di poter riaffermare quanto già fatto presente in un mio precedente articolo, nel senso di ritenere l’ipotesi del miracolo l’unica vera origine della formazione dell’immagine sindonica.

             Inoltre, dato che alcune volte alla Sindone è stata attribuita la qualifica di “icona” (anche da parte di Papi, come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) va rilevato quanto inadeguata, se non addirittura inappropriata, risulti tale qualifica in considerazione del fatto che, come ormai definitivamente accertato, non si tratta di un falso, né di un dipinto, né di un oggetto attribuibile ad un umano intervento per la sua irriproducibilità ed inspiegabilità.

            In conclusione, in considerazione, quindi, che l’evento miracoloso, come sopra dedotto, va riferito essenzialmente all’immagine presente sul telo sindonico e non al telo stesso, la cui datazione – comunque non supportata da prove inoppugnabili – è, pertanto, del tutto irrilevante, la Sacra Sindone, oggetto di rilevanza davvero straordinaria e di inestimabile valore, potrebbe essere considerata una: “immagine miracolosa di data incerta”.