Con riferimento all’articolo indicato nel titolo, che ha fatto seguito a tutti quelli precedenti pubblicati fino al 30 agosto 2024, nel quale sostengo che è da ritenersi eretico chi sostiene che l’immagine impressa sulla Sacra Sindone abbia avuto origine da un raggio ultravioletto, dato che –  sulla base di quanto affermato da valenti fisici, come il Prof. Giuseppe Baldacchini, che esplicitamente hanno sempre negato l’ipotesi di qualsiasi intervento sovrannaturale – detto raggio, sulla base delle leggi fisiche oggi conosciute, era da ritenersi prodotto esclusivamente, nell’incontro tra materia ed antimateria, dall’annichilamento del corpo di Gesù, seguito dalla sua trasformazione in energia, mi è stato da alcuni fatto notare che il riferimento a tale raggio non necessariamente dovesse significare adesione alla suddetta ipotesi di annichilimento: poteva, benissimo, infatti, essere stato lo stesso Gesù, all’atto della Sua Resurrezione (così come insegnata dalla teologia dogmatica cattolica) ad aver prodotto quel noto “lampo di luce” con le particolari caratteristiche di un raggio ultravioletto, al di fuori dell’ipotesi dell’ incontro della materia con l’antimateria, previsto dalle naturali leggi fisiche.

          A tale osservazione è facile replicare come la stessa presupponga necessariamente – escludendo, appunto, la naturale produzione di un raggio ultravioletto a seguito del suddetto incontro tra materia ed antimateria – un intervento sovrannaturale nella formazione dell’immagine sindonica che è proprio ciò che non si vuole ammettere.

            Tale ipotesi risulta, però, davvero inaccettabile: non si capirebbe, infatti, come la divina onnipotenza di Gesù Cristo – al fine di lasciare un segno tangibile della Sua Passione, Crocifissione, Morte e Resurrezione, impresso sul telo sindonico – dovesse ritenersi limitata, nel perseguimento di tale diretto risultato, in quanto condizionata a predisporre preventivamente un idoneo mezzo (lampo luminoso con caratteristiche ultraviolette)  che, comunque, sperimentalmente, si è rivelato inadeguato, come ampiamente dimostrato. E’ evidente, quindi, come una simile ipotesi sia tanto irragionevole e priva di senso da rendere superfluo ogni ulteriore commento.

            Quanto sopra dimostra, ancora una volta, l’inadeguatezza di un vero e proprio delirio di onnipotenza che spinge quanti si trovino a cercare soluzioni a situazioni obbiettivamente irrisolvibili a convincersi che tutto possa e debba, prima o poi, trovare una spiegazione sulla base delle conoscenze scientifiche, per, poi, vedersi costretti (come accaduto anche al suddetto Prof. Baldacchini) ad ammettere la necessità del ricorso ad un intervento miracoloso.

          Mi sembra lecito, allora, pervenire alla seguente conclusione sull’enigma della formazione dell’immagine sindonica.

          Avendo, ormai, acquisito la certezza che non si tratta di un falso e che detta immagine non sia, comunque,  in alcun modo, riproducibile, il mondo scientifico, per circa un secolo, si è impegnato, con tutti i mezzi a sua disposizione, a trovare una soluzione al suddetto enigma soprattutto ipotizzando che l’immagine si fosse impressa sul sacro telo, come effetto naturale secondo le leggi della fisica, a seguito del lampo avvenuto al momento della Resurrezione  (ovvero annichilimento, nell’ipotesi  avanzata dal Prof. Baldacchini) di Gesù, senza pervenire ad alcun risultato, dichiarando esplicitamente che tale enigma rimaneva irrisolto.

         Va, inoltre, rilevato che, con  l’espandersi sempre di più il campo delle ricerche, sono addirittura aumentate le difficoltà di pervenire al suddetto risultato. Solo a titolo esemplificativo mi riferisco alla scoperta della tridimensionalità dell’immagine sindonica, cosa ritenuta da tutti assolutamente inspiegabile e che nessuno mai si sia fatto carico di avanzarne una benché minima giustificazione: risulta che siano state effettuate centinaia di fotografie, usando tutte le possibili modalità offerte dalle migliori apparecchiature oggi esistenti,  senza ottenere alcuna fotografia che contenesse quella suddetta particolarità.

          Per concludere, tante sono, inoltre, le obbiettive situazioni di fatto  assolutamente incompatibili con la suddetta ipotesi, come quella che, al momento del lampo di luce che avrebbe illuminato il corpo di Gesù per rifletterne la sua immagine sul telo sindonico, quel corpo non era più visibile (v. il mio precedente articolo: “La Sacra Sindone: una immagine impossibile”) mai prese in seria considerazione. Inoltre numerose sono le incongruenze ed incompatibilità riscontrate nell’immagine sindonica, come quella, sempre a titolo esemplificativo, dell’impossibilità di sovrapposizione dell’immagine del corpo di Gesù (unanimemente riconosciuta realizzata per proiezione verticale) con quella delle macchie di sangue realizzata, invece, per contatto, comprendendo le macchie laterali del corpo che non risultano presenti sul telo sindonico, che aveva “avvolto”  il corpo di Gesù, mentre sarebbero necessariamente finite, una volta disteso, al di fuori del contorno del corpo stesso, quasi da sembrare che fossero state volutamente, da Qualcuno, predisposte al fine di confondere le menti dei ricercatori  per determinarli ad escludere che detta immagine potesse considerarsi effetto naturale di quello straordinario evento della Resurrezione di Gesù,  mettendo, così, invece, in evidenza  l’unica possibile alternativa rimasta : quella dell’intervento sovrannaturale  di Gesù.

          Appare, infine, davvero incomprensibile come l’ipotesi che l’immagine sindonica possa essere stata l’effetto di un intervento soprannaturale non sia mai stata presa in seria considerazione, nemmeno dalla Chiesa cattolica dopo che il mondo scientifico aveva più volte dichiarato, dopo un secolo di studi, che l’enigma della formazione dell’immagine sindonica rimaneva irrisolto, trattandosi di qualcosa la cui stessa esistenza, per la scienza, sarebbe stata addirittura da ritenersi “impossibile”, come se non fosse stato Gesù ad annunciare esplicitamente che avrebbe, Lui stesso, lasciato un “segno” tangibile della Sua Passione, Crocifissione, Morte e  Resurrezione (Lc. 11, 29).