Con riferimento a tutte le problematiche connesse all’enigma della formazione dell’immagine impressa sulla sacra Sindone di Torino ed alle osservazioni formulate nei precedenti miei scritti, mi sembra che possa pervenirsi ad una definitiva conclusione, sinteticamente raggruppando tutte le argomentazioni, sin qui svolte, a sostegno dell’impossibilità che detta immagine sia da considerarsi come naturale effetto della Resurrezione del corpo di Gesù, avvenuta nel sepolcro ove era stato deposto.

        Essendo numerose le ipotesi, da più parti avanzate, al fine di indicare una soluzione più soddisfacente a risolvere tale enigma, sulla base di indagini svolte esclusivamente su base scientifica, ritengo di soffermarmi su quella che più di ogni altra, per l’indiscussa alta professionalità degli autori, per le più sofisticate apparecchiature oggi esistenti che hanno avute a loro disposizione e per l’impegno notevolmente profuso per tanti anni su tale ricerca, individuandola nel Centro ENEA di Frascati e nei suoi valentissimi fisici.

        L’ipotesi suggerita dal suddetto Centro che, come sopra detto, esclude ogni intervento sovrannaturale, prevede la possibilità che l’immagine presente sul sacro telo possa essere stata prodotta solo con l’ausilio di raggi ultravioletti prodotti a seguito dell’annichilimento del corpo di Gesù che sarebbe stato totalmente distrutto, nel sepolcro, nell’incontro con particelle di antimateria. Dato che tale processo nucleare avrebbe comportato una forte esplosione con conseguenze devastanti su tutta la città di Gerusalemme, venne precisato che tale incontro sarebbe avvenuto con particelle di antimateria “virtuale” che è un tipo di antimateria, così chiamata, per l’estrema brevità della sua sopravvivenza, tanto da non essere fisicamente percepibile, producendo esplosioni di ridottissime dimensioni; successivamente, il prof. Baldacchini (fisico dell’ENEA), ulteriormente correggendosi, al fine di ridurre al massimo gli effetti di detta esplosione, aveva fatto ricorso ad un’altra ipotesi secondo la quale l’annichilimento ipotizzato sarebbe  “consistito nella trasformazione di una piccolissima frazione della Materia del corpo di Gesù”. Detta ipotesi è stata, poi, sottoposta, sempre dai fisici dell’ENEA, alle necessarie verifiche sperimentali: dopo svariati tentativi alla ricerca di trovare i giusti parametri occorrenti per ottenere dei risultati soddisfacenti, l’esito finale può così sintetizzarsi.

        Utilizzando un laser, alla massima potenza, e convogliando, con una lente, i sui raggi ultravioletti su di un pezzetto di tessuto di lino (simile a quello della Sindone) delle dimensioni di un solo centimetro quadrato, si è ottenuta una colorazione (e non, quindi, una immagine) “simil sindonica”; per ottenere tale modestissimo risultato, come precisato dal Prof. Paolo Di Lazzaro (altro fisico dell’ENEA), la durata del lampo prodotto dal laser venne progressivamente ridotta fino ad arrivare a quella massima consentita, per evitare che la stoffa si bruciasse, di appena 50 miliardesimi si secondo. In tale occasione, il suddetto Prof. Di Lazzaro dichiarò che, per ottenere lo stesso risultato (veramente irrisorio, dato che si trattava solo di un effetto sulla colorazione del tessuto e non del trasferimento di una immagine) su di una superficie pari a quella della Sindone sarebbero stati necessari 14.000 laser, corrispondenti alla superficie di un prospetto di un immobile di circa 10 piani.

         Da quanto premesso, è lo stesso Prof. Di Lazzaro a trarne le inevitabili conclusioni, dichiarando esplicitamente con indiscutibile professionalità che, nonostante anni di ricerca, l’enigma della formazione dell’immagine sindonica rimaneva irrisolto, tanto da arrivare a qualificare detta immagine come “immagine impossibile”, trovandosi di fronte a qualcosa assolutamente incomprensibile da non poterla ritenere esistente, sul piano scientifico.

         Se i risultati conseguiti, dopo anni di lavoro da parte di professionisti altamente qualificati, sono quelli come sopra illustrati, partendo, inoltre da premesse difficilmente accettabili (come quella dell’annichilimento di una “piccolissima frazione della materia del corpo di Gesù”, fatto ritenuto, dai fisici dell’ENEA, indispensabile per la produzione di un raggio laser ultravioletto) e subordinati a particolarissime condizioni (tipo la durata del lampo non superiore a 50 miliardesimi di secondo, realizzabile solo in un attrezzatissimo laboratorio) è facile pervenire alla conclusione che non sussiste un ancor minimo elemento che possa avvalorare la tesi che la formazione dell’immagine sia avvenuta a seguito del lampo prodottosi in occasione della resurrezione di Gesù.

         A quanto sopra, devono, inoltre, aggiungersi, sempre al fine di dimostrare l’impossibilità che l’immagine si fosse naturalmente formata da un lampo ultravioletto, le seguenti argomentazioni su obbiettive situazioni di fatto relativamente alla particolare posizione di luogo e temporale della Sindone, al momento del suddetto lampo ultravioletto, mai da nessuno prese in considerazione: 1.il lampo è intervenuto a seguito della Resurrezione o annichilimento del corpo di Gesù, determinando la sua scomparsa: come, allora, è possibile la proiezione di un immagine di un corpo che non c’è più ?: lo stesso ragionamento vale anche per l’altra ipotesi, quella cioè che la suddetta immagine si riferisse, invece,  al corpo di Gesù nello stato cadaverico (cioè prima della Sua Resurrezione e relativo lampo di luce): anche in tale ipotesi, infatti, l’impressione di detta immagine sarebbe risultata impossibile per la totale assenza della necessaria luce. 2.il telo che avvolgeva il corpo di Gesù nel sepolcro era, necessariamente, già abbondantemente macchiato di sangue, con inevitabili sbavature, a seguito del suo trasporto dal Golgota al sepolcro, rendendo impossibile l’impressione di una qualsiasi immagine che sarebbe risultata indecifrabile; 3.l’immagine risulta formata, per quanto riguarda le macchie di sangue, per contatto, mentre per quanto riguarda il corpo, per proiezione: come è mai possibile che le due immagini possano esattamente sovrapporsi, in presenza di una inevitabile diversa loro distorsione?; 4.l’immagine per proiezione presuppone la mancanza di contatto tra il corpo ed il telo (cosa, del resto, esplicitamente ammessa da tutti), ciò comporta che il corpo fosse galleggiante tra le due parti del telo: a parte l’insostenibilità di tale tesi, tale posizione risulterebbe irrealizzabile dato che, essendo l’immagine presente in un unico telo (testa contro testa, con un distacco di soli due o tre centimetri tra le due teste) mancherebbe, tra le due opposte facce del telo, quel necessario distacco, almeno corrispondente allo spessore del corpo; 5.l’immagine del corpo, come ricostruita sfruttando la sua tridimensionalità, raffigura un soggetto che sta per alzarsi, ciò identifica il momento dello scatto in un tempo (sia pure brevissimo) successivo a quello della Resurrezione, quando, cioè, il corpo è ormai scomparso; 6.sempre con riferimento alla tridimensionalità dell’immagine sindonica, realizzata con la diversità dell’intensità del colore in proporzione della distanza tra il corpo ed il telo, è assolutamente inconcepibile come tale particolarità possa essere stata trasmessa, naturalmente, in sede di impressione dell’immagine, avendo anche presente che i due valenti tecnici che hanno effettuato la decodificazione di tale particolarità (veramente unica), al fine di produrre una statua in lattice riproducendo il corpo di Gesù, hanno impiegato quasi 10 anni di lavoro, ecc….ecc….

         Sulla base di quanto come sopra rappresentato sulle particolarità dell’immagine impressa sulla sindone, è evidente la sensazione di trovarci difronte a qualcosa di inspiegabile, tanto da domandarci se un simile oggetto possa realmente esistere. Ma l’immagine sindonica è lì di fronte agli occhi di tutti, realmente esistente con tutte le sue inspiegabili particolarità ed incongruenze, come precedentemente messe in luce. Non resta, allora, che una sola soluzione: quella del miracolo.

            D’altra parte, è lo stesso Prof. Baldacchini, di fronte alle numerose difficoltà di pervenire ad una soluzione accettabile sul piano scientifico, ad ammettere, alla conclusione delle sue indagini, che “è chiaro però che se Cristo era il figlio di Dio, come molte circostanze tendono a indicare, allora questa difficoltà umana trova la semplicissima spiegazione dell’intervento divino, cioè un miracolo”.

         Sarebbe stato, pertanto, Gesù stesso, al fine di lasciare un segno tangibile della sua Passione, Crocifissione, Morte e Resurrezione, ad imprimere mirabilmente sul lenzuolo sindonico (così come risulta sulla Sacra Sindone di Torino) la propria immagine, unitamente ad una lunga serie di ulteriori segni informativi su quanto era accaduto, molti dei quali non immediatamente percepibili e, forse, ancora da scoprire. D’altra parte, a chi gli chiedeva di “vedere un segno” di tutto quello che diceva, Gesù stesso rispose: “una generazione perversa ed adultera pretende un segno. Ma nessun segno sarà dato, se non il segno di Giona profeta” (Mt. 12, 38-39).

         Se, concludendo, l’immagine sindonica fosse realmente frutto di un intervento soprannaturale, come qui sostenuto, permanendo l’incertezza sulla sua datazione, non avrebbe alcun senso indagare sul quando e su quale telo tale evento miracoloso si fosse realizzato: se, cioè, su di un telo di 2000 anni fa che abbia avvolto il corpo di Gesù (ed, in questo caso, previo un altro miracolo, quello, cioè, di averla preventivamente resa candida in quanto già macchiata di sangue nel trasporto tra il Golgota ed il sepolcro), ovvero su di un telo del 1300, rimanendo inalterato, se non accresciuto, in entrami i casi,  il suo  immenso valore di straordinario  segno voluto e realizzato da nostro Signore Gesù Cristo.

            Resta da chiarire un ultimo aspetto: in presenza di tali obbiettive risultanze, difficilmente contestabili, appare difficile da capire come mai la Chiesa Cattolica si dimostri, di fatto, così poco incline ad accettare l’ipotesi del miracolo, lasciando le porte aperte a chi, senza alcun ben minimo fondamento, continua a sostenere che, ormai, è prossima la soluzione dell’enigma “Sindone”, avendo il mondo scientifico raggiunto, in merito, soddisfacenti risultati (invero, assolutamente inesistenti), creando, così, solo confusione ed infondate aspettative destinate a rimanere in piedi a tempo indeterminato.

            E’ evidente che, riconoscendo, eventualmente, la natura sovrannaturale dell’immagine sindonica, attribuendola alla volontà ed opera di Nostro Signore Gesù Cristo, la Chiesa accrescerebbe la differenza, se non la supremazia, nei confronti di tutte le altre religioni che non dispongono di un simile stupefacente “segno”, tutto ciò in contrasto con il, non celato, obbiettivo, che sempre più serpeggia nella Chiesa Cattolica, di realizzare una sempre più stretta relazione con tutte le altre religioni, cercando “ciò che ci unisce” e scartando “ciò che ci divide”.

           Se le cose stanno così, la mia appassionata battaglia,  una delle poche voci, se non addirittura l’unica, che invano cerca di far emergere la verità sulla natura miracolosa dell’immagine sindonica, è, purtroppo, destinata ad un inevitabile naufragio.