Come è noto, alcuni ricercatori avevano già da tempo scoperto che l’immagine impressa sulla Sacra Sindone presentava una particolarissima qualità: quella della sua tridimensionalità.

        La suddetta scoperta particolarità consisteva nel fatto che ogni punto costituente l’immagine aveva una diversa intensità di colorazione che corrispondeva alla distanza intercorrente tra il telo sindonico ed il corpo ivi raffigurato, nel senso che l’intensità della colorazione aumentava con la riduzione della distanza tra il telo ed il corpo fino a raggiungere il valore massimo nei punti di aderenza (e, quindi, di assenza di distanza) tra il telo ed il corpo.

        Usufruendo di tale particolarità, dopo anni di paziente studio e minuziosa ricostruzione, sulla base delle diverse intensità di colorazione dei singoli punti costituenti l’immagine, è stato possibile produrre un calco e, quindi, una statua che corrispondesse, con indiscutibile attendibilità, al corpo raffigurato nell’immagine sindonica.

        Va premesso che tutti gli scienziati che hanno studiato la suddetta particolarità, pur non riuscendo a capire come un tale effetto si fosse verificato (nessuna fotografia tra le centinaia eseguite ha mai messo in evidenza un simile inspiegabile risultato), in presenza, comunque, di un fatto non contestabile non potevano fare altro che prendere atto della particolarità in questione astenendosi da ogni pur necessaria indagine sulle modalità della sua formazione che, tuttora, resta inspiegabile.

       Va, inoltre, aggiunto che, concordemente, tutti i suddetti scienziati hanno, comunque, ipotizzato che il telo sindonico sul quale venne poggiato nel sepolcro il corpo di Gesù fosse stato solo adagiato, nella parte frontale, sul suo corpo, in posizione abbastanza distesa: ciò contraddice, però, con quanto risulta dai Vangeli, secondo i quali, il lenzuolo sindonico “avvolse” il suo corpo che venne ricoperto dalle “fasce” che, di conseguenza, lo tenevano ben stretto con notevole presumibile aderenza al suo corpo, ivi comprese le sue parti laterali che, invece, risultano assenti nell’immagine impressa sul sacro telo.

       Una simile ricostruzione appare, però, davvero incongruente per le seguenti ulteriori argomentazioni, avendo presente sotto gli occhi, per una loro migliore comprensione, il profilo emergente dalla statua in lattice raffigurante, appunto, il risultato della suddetta ricostruzione, esposta, pochi mesi fa in una chiesa di Chioggia facilmente reperibile in internet e qui sotto riproposta.

        Come precedentemente esposto, il massimo della colorazione dell’immagine, come correttamente ipotizzato, si sarebbe realizzato nei punti di contatto tra telo ed il corpo: ipotizzando di individuare un tale punto nella fronte di Gesù, è il caso di osservare la distanza intercorrente tra tale punto e la base di appoggio del suo corpo. E’ di tutta evidenza che tale distanza, per quanto sopra detto, avrebbe dovuto essere necessariamente identica per tutti i punti di contatto del telo con il corpo di Gesù.

        Basta osservare gli altri punti di indiscutibile contatto tra telo e corpo di Gesù (punta del piede destro, ginocchio sinistro, mani, petto e naso) per rendersi immediatamente conto che la loro distanza dalla base di appoggio è, invece, macroscopicamente diversa di quella intercorrente tra la fronte di Gesù e la sua base di appoggio; tutto ciò in aperta ed evidente contraddizione con il supposto principio secondo cui la diversa intensità della colorazione dell’immagine costituisca la fonte per determinare la sua tridimensionalità. Ciò, infatti, non può corrispondere al vero se, come nel caso in esame, venga presa in considerazione la distanza tra il corpo e la sindone che segua l’andamento fortemente ondulatorio del profilo del corpo: è evidente che, in tal caso, detta distanza a nulla serve al fine di individuare la diversa distanza di ogni singolo punto dell’immagine rispetto alla base di appoggio, diversità di distanza che costituisce il necessario presupposto per far emergere il riscontrato effetto tridimensionale. In altri termini, la distanza intercorrente tra il corpo ed il telo che seguisse l’andamento ondulatorio del profilo del corpo di Gesù (come messo in evidenza dalla raffigurazione sottostante) per essere abbastanza aderente allo stesso, a nulla rileva al fine di determinare la diversità della distanza di ogni singolo punto dell’immagine rispetto alla base di appoggio.

        Il riscontrato effetto tridimensionale potrebbe, infatti, emergere solo se la distanza tra il corpo e la sindone fosse riferibile ad una sindone  sovrastante il corpo di Gesù e dallo stesso totalmente distaccata ed uniformemente stesa orizzontalmente: solo così, dalla distanza intercorrente tra ogni singolo punto dell’immagine rispetto al corpo, presupponendo, inoltre, un’espansione unidirezionale dell’immagine, potrebbe risalirsi alla distanza intercorrente tra tale punto e la base di appoggio del corpo, rilevazione necessaria per far emergere il suddetto effetto tridimensionale. E’ facile pervenire alla inevitabile conclusione che una simile ipotesi non sia meritevole di essere presa in considerazione perché assolutamente fantascientifica.

          Lo stesso ragionamento vale anche, se non soprattutto, per la parte posteriore dell’immagine, dato che, in tal caso, come concordemente rilevato, non sono presenti segni di afflosciamenti dei glutei, cosa che sta a dimostrare l’assenza di ogni contatto tra il corpo e la sindone.

          L’effetto tridimensionale potrebbe, pertanto,  sul piano strettamente scientifico, essersi realizzato sul telo sindonico solo ipotizzando che, al momento dell’impressione dell’immagine di Gesù, il suo corpo si fosse trovato in una surreale e, comunque, fantasiosa posizione di galleggiamento tra le due parti di detto telo sindonico.

         D’altra parte, la fantasiosa ipotesi sopra descritta risulterebbe, di fatto, comunque, irrealizzabile per l’impossibilità, come ampiamente dimostrato in altri precedenti miei articoli, con riferimento alla circostanza che, nella fattispecie, si tratta di un unico telo (testa contro testa) con l’assenza, pertanto, di quel necessario minimo distacco tra le sue due facce che consentisse il suddetto “galleggiamento” del corpo di Gesù.

         Quanto sopra fatto presente mi sembra più che sufficiente per insistere sull’impossibilità di pervenire ad una qualsiasi soluzione, sul piano  strettamente scientifico, dell’enigma della formazione dell’immagine impressa sulla Sacra Sindone: ed è proprio nella circostanza di aver fatto emergere tale impossibilità che consiste, quindi, la “verità nascosta” nella riscontrata tridimensionalità dell’immagine sindonica.