Come più volte già fatto presente, sull’enigma della formazione dell’immagine impressa sulla Sacra Sindone, dopo oltre un secolo di ricerche, nessuno è mai riuscito a fornire spiegazioni convincenti sulla sua origine. Va, preliminarmente, osservato che la figura umana ivi rappresentata può, senza ombra di dubbio, identificarsi in Gesù Cristo, tante ed innumerevoli sono le specifiche particolarità, davvero uniche, che corrispondono con estrema precisione alla descrizione della Sua Passione, Crocifissione, Morte, Sepoltura e Resurrezione, come dettagliatamente descritte nei Vangeli; ciò, comunque, ovviamente non costituisce la benché minima prova che la Sacra Sindone, presente a Torino abbia realmente avvolto il Suo corpo.
In estrema sintesi, lo stato attuale delle suddette ricerche può così descriversi, raggruppandole con riferimento agli ipotetici e diversi risultati che i vari ricercatori si erano prefissi di conseguire. Al riguardo, va subito rilevato che l’ipotesi di un origine soprannaturale di detta immagine, incomprensibilmente, non è mai stata presa in alcuna considerazione, ivi compresa la Chiesa Cattolica.
1. Per quanto concerne gli sforzi messi in atto da quanti, ancora oggi, cercano invano di dimostrare che l’immagine sindonica possa essere il risultato di un abile falsario medioevale, sembra ormai acquisita da parte di quasi tutti i ricercatori la convinzione di escludere detta ipotesi, dato che, sulla base di approfonditi esami che qui non è il caso di riportare, l’immagine è da ritenersi “acheropita” (non fatta da mano umana).
2. Sugli studi rivolti a dimostrare, sul piano scientifico, il nesso di causalità intercorrente tra la formazione dell’immagine sindonica e la Resurrezione di Gesù, il mondo scientifico, nella maggioranza, se non nella quasi totalità dei suoi massimi esponenti, dopo decine di anni di approfonditi studi e sperimentazioni, è pervenuto alla conclusione che detta immagine è da considerarsi “impossibile”, tali e tante sono le incongruenze ed incompatibilità, davvero insuperabili anche in futuro, delle particolarità riscontrate in tale immagine con l’ipotesi come sopra prevista, che la rendono un oggetto assolutamente non spiegabile sul piano scientifico, fino ad ammettere che l’unica soluzione dell’enigma da risolvere possa ricercarsi solo per altra via, cioè quella di un intervento soprannaturale (mi riferisco esplicitamente ai Proff.ri Giuseppe Baldacchini e Paolo Di Lazzaro),
3. Invero, esclusa l’ipotesi di un falso medioevale, esclusa anche quella della connessione, per cause naturali secondo le leggi della fisica, della formazione dell’immagine con la Resurrezione di Gesù, altra soluzione non restava se non quella di constatare un intervento soprannaturale nella suddetta formazione, ma tale ipotesi, come sopra osservato, non è mai stata presa in alcuna considerazione, nemmeno dalla Chiesa Cattolica. E’, inoltre, evidente, come del resto già fatto presente (in altro precedente articolo) che, nell’ipotesi di un intervento soprannaturale, sia del tutto irrilevante il momento di tale straordinario intervento, potendo benissimo essere intervenuto in un momento subito successivo alla Resurrezione di Gesù (ed, in questo caso, dopo un ipotetico sbiancamento del telo sindonico e suo ringiovanimento sempre per intervento soprannaturale) ovvero, successivamente, fino alla sua comparsa in Europa ed, in questo altro caso, su di un altro telo di epoca medioevale.
4. E’, purtroppo, da aggiungersi che, nonostante quanto come sopra fatto presente, persiste una parte, davvero esigua, di scienziati e di sindonologi (che, comunque, godono, immeritatamente, di alto ed indiscusso prestigio) i quali, ancora oggi caparbiamente insistono nel ritenere che l’immagine sindonica sia stata prodotta per la “luce” sprigionatasi dal corpo di Gesù Risorto e quindi, di conseguenza che la formazione di tale immagine sia necessariamente avvenuta contestualmente alla Resurrezione di Gesù, fino a sostenere che detta immagine costituisca addirittura la prova della Sua stessa Resurrezione.
Tale ipotesi, però, è del tutto inaccettabile, in quanto priva di alcun valido fondamento, dato che la sua sostenibilità si basa su presupposti non corrispondenti alla realtà dei fatti; ho cercato, in tutti i miei precedenti articoli, di illustrare numerose argomentazioni al fine di sostenere l’infondatezza di detta presunta contestualità (presupposto indispensabile al fine di sostenere la dipendenza della formazione dell’immagine rispetto alla Resurrezione di Gesù). Mi limito, in questa sede, ad indicarne, a solo titolo esemplificativo ed in estrema sintesi, alcune che ritengo più significative in quanto riferite a situazioni, emergenti dalla ricostruzione dei fatti, così come descritte dai ricercatori, che ritengo incompatibili con detta pretesa contestualità.
a). Falsità.
Premesso che, come da tutti condiviso, l’immagine del corpo di Gesù risulta impressa sulla Sindone per “proiezione”, detta proiezione comportava, necessariamente, la presenza di un telo, sul quale impressionare l’immagine, assolutamente candido e ben steso sia sotto che sopra il corpo.
Come esplicitamente riferito nel Vangelo di Giovanni, la sepoltura di Gesù era avvenuta secondo le norme giudaiche allora in vigore che prevedevano, per i morti per cause violente, l’avvolgimento del corpo del defunto con un lenzuolo, sormontato da fasce che lo tenessero ben stretto al fine di non disperderne il sangue: tale modalità era, comunque, confermata dal racconto evangelico di tutti e quattro gli Evangelisti.
E’ fin troppo evidente che la suddetta modalità (telo necessariamente già macchiato abbondantemente di sangue nel trasporto dalla croce al sepolcro e notevolmente spiegazzato nell’avvolgimento) rendeva assolutamente incompatibile una qualsiasi proiezione di immagine, sicché si era reso necessario ricorrere, sempre da parte dei ricercatori, all’indebita falsificazione del testo evangelico (il telo non era stato usato per il trasporto del corpo di Gesù, né era in posizione di avvolgimento dello stesso, ma solo “adagiato” sul Suo corpo) per renderlo compatibile con l’ipotesi proposta.
b). Eresie.
Come è noto, l’impressione dell’immagine sulla Sindone, per i sostenitori del rapporto di causa ad effetto tra la formazione dell’immagine e la Resurrezione di Gesù, sarebbe avvenuta per mezzo di un raggio ultravioletto emanato dal corpo di Gesù Risorto. La necessità di ricorrere ad un raggio ultravioletto derivava dalla considerazione che solo in tale raggio poteva riscontrarsi la qualità unidirezionale necessaria per detta proiezione, in assenza di apparecchiature fotografiche (come noto, infatti, normalmente la luce si propaga a 360 gradi); dato che tale raggio non esiste in natura ma è producibile solo in presenza di un processo nucleare (incontro materia-antimateria) nel quale la materia (nel nostro caso: il corpo di Gesù) si annichilisce e si trasforma in energia, (prescindendo, comunque, dalla considerazione che, secondo lo stesso suo autore, il Prof. Baldacchini, tale ipotesi veniva abbandonata perché riconosciuta inadeguata a risolvere l’enigma della formazione dell’immagine sindonica) tale ipotesi non sarebbe stata mai accettata dalla Chiesa Cattolica, in quanto eretica, prevedendo l’annullamento del corpo di Gesù, in luogo della Sua Resurrezione.
Senonché, il prof. Paolo Di Lazzaro (collega del suddetto prof. Baldacchini), prendendo atto che la tesi suddetta (con riferimento all’ipotetico annichilimento del corpo di Gesù) non sarebbe stata mai accolta dalla Chiesa Cattolica, in un suo articolo del 2010, aveva, però, ipotizzato che sarebbe stato lo stesso Gesù a generare “un intenso e brevissimo lampo di luce ultravioletta direzionale”: con tale ipotesi, implicitamente accolta dalla Prof. Emanuela Marinelli e dai suoi ancora numerosi seguaci (sacerdoti e sindonologi), la difficoltà di cui sopra sarebbe stata superata, dato che l’impressione dell’immagine sarebbe intervenuta, come effetto naturale, sempre di un raggio ultravioletto, prodotto, però, non dall’annichilimento del corpo di Gesù ma da Lui stesso (comunque, sempre al di fuori delle leggi naturali della fisica). In altri termini, Gesù, secondo il Prof. Di Lazzaro, avrebbe provveduto, con intervento soprannaturale, a fornirsi preventivamene di un mezzo (raggio ultravioletto) cui attribuire, per effetto naturale secondo le leggi della fisica, l’evento in questione, senza, inoltre, considerare che si tratta di qualcosa che, dopo un millennio, venne scoperto e prodotto artificialmente dall’uomo.
Una siffatta e, sempre ipotetica, soluzione (sulla quale mi ero già intrattenuto, in un mio precedente articolo: v. n. 12 del mio blog ) è talmente contorta e davvero teologicamente aberrante che, con tutto il rispetto dovuto al Prof. Di Lazzaro, non è da ritenersi meritevole di alcuna considerazione; concludendo, mi sembra, pertanto, che debba respingersi con decisione qualsiasi riferimento ad un “raggio ultravioletto” come causa dell’impressione dell’immagine sindonica.
c). Preclusioni derivanti dall’assenza delle necessarie naturali spiegazioni di particolari qualità dell’immagine.
Solo da pochi anni è stata scoperta una nuova particolarità dell’immagine sindonica, quella della sua tridimensionalità, che risulta realizzata con modalità del tutto uniche ed irripetibili: si è scoperto, infatti, che l’intensità della colorazione di ogni punto dell’immagine risulta proporzionale alla distanza tra il corpo di Gesù e la Sindone, rendendo, così, possibile la produzione di un calco dal quale ricavare una statua, come quella esposta, l’anno scorso, in una Chiesa di Chioggia. Tutti gli sforzi, prodotti da numerosi specialisti, disponendo, inoltre, di apparecchiature altamente sofisticate al fine di riprodurre, fotograficamente, detto risultato sono risultare vane, dato che nessuno è riuscito a capire sulla base di quali sconosciuti naturali strumenti e da chi fosse stato possibile, al momento della formazione dell’immagine, determinare la singola distanza di ogni punto ( di numero davvero incalcolabile) di tale immagine dal corpo di Gesù, necessaria per stabilire la corrispondente percentuale d’intensità da attribuire alla colorazione dell’immagine stessa, senza, inoltre, considerare che ciò sarebbe risultato, comunque, impossibile dato che, nel momento stesso della Resurrezione di Gesù, con una “luce” la cui durata, come ipotizzato dagli scienziati, non poteva superare i 50 miliardesimi di secondo, il Suo corpo era stato sottratto alla vista di chiunque, tranne a chi avesse Lui stesso voluto apparire e, quindi, detta distanza sarebbe stata comunque, solo “virtualmente” calcolata. Pertanto, l’assenza di una benché minima possibilità di fornire una qualsivoglia spiegazione su di un particolare non indifferente dell’immagine sindonica, ed escludendo, quindi, che la riscontrata tridimensionalità, nei termini sopra descritti, possa, comunque, essere stata causata dalla Resurrezione di Gesù, comporta necessariamente l’inevitabile preclusione a ritenere che tale immagine possa essersi prodotta contestualmente alla predetta Resurrezione.
Concludendo, con riferimento alla falsa rappresentazione della realtà dei fatti come evidenziato sub a), all’impossibilità di far riferimento ad un fantomatico “raggio ultravioletto” come fonte dell’immagine sindonica ed all’assenza delle necessarie giustificazioni sulla natura della tridimensionalità dell’immagine sindonica connessa con la Resurrezione di Gesù che resta, pertanto, un inspiegabile mistero, sembra inevitabile che l’unica possibilità di risolvere l’enigma della formazione dell’immagine sindonica sia da ricercarsi in un intervento soprannaturale.
In tale situazione, resta davvero incomprensibile, anche alla luce di tutte le altre argomentazioni svolte nel presente blog, l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nel persistere a tenere aperte le porte dei propri luoghi di culto a personaggi che continuano, ancora oggi, a respingere la natura soprannaturale dell’immagine sindonica, propagandando tesi che l’attribuiscono ad un effetto naturale e, quindi, prova, secondo le leggi della fisica, della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, basate su presupposti falsi, eretici e preclusivi, come sopra ampiamente dimostrato, creando, in tal modo, un inevitabile disorientamento nel popolo dei credenti.